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Gli affari a suon di musica

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Guida alla giusta melodia negli store… Con un occhio ai costi

Studi scientifici lo hanno dimostrato: la musica condiziona gli acquisti. Ritmo, melodia, tono, timbro, incidono sull’umore delle persone e di conseguenza hanno risvolti più o meno positivi anche in ambito commerciale.

È stato ampiamente verificato a livello accademico che musiche differenti possono avere effetti diversi sulla mente e sulla psiche. Ma l’influenza non si limita solo ad aspetti psicologici. Esiste infatti una correlazione diretta tra musica, cuore e sistema circolatorio. La musica è una sorta di pacemaker naturale: a seconda della sua velocità il nostro cuore si adatta aumentando o diminuendo le pulsazioni. Più è veloce il ritmo e più batte in fretta, più è lento il ritmo e più lentamente esso batte.

Quando la musica aiuta a spendere

Con una premessa del genere, la scelta del genere musicale all’interno degli esercizi commerciali diventa per forza di cose strategica.

Il tempo della musica sembra incidere sulla nostra attitudine all’acquisto. Uno studio condotto dallo psicologo Ronald Milliman lo aveva messo in luce già nel lontano 1982: dei pezzi lenti, a confronto con altri più ritmati, inducevano gli avventori di un grande magazzino a passare più tempo nel negozio e a spendere maggiormente (circa il 32% in più rispetto all’altra condizione). Il motivo è stato attribuito al fatto che il tempo della musica si sincronizza con il comportamento dei consumatori, scandendolo. Così la musica veloce provoca alti livelli di eccitazione, inducendo a muoversi in maniera più frenetica e conseguentemente ad essere più sbrigativi nella spesa. Per contro, la musica lenta infonde un senso di maggiore quiete nei clienti, che si aggirano nello “store” con più calma e hanno modo quindi di accumulare più prodotti nei loro carrelli.

L’effetto è stato ulteriormente confermato in tempi recenti da Clare Caldwell e Sally Hibbert. Altri studi poi hanno messo in evidenza come, ad esempio, anche il volume della musica influisca sugli affari.

Quali brani scegliere?

Si tratta di una domanda che bisogna necessariamente porsi. La musica meno conosciuta è caratterizzata da un livello minore di attivazione e dalla capacità di trasmettere stati emotivi più rilassanti. Risulta pertanto maggiormente adeguata in situazioni di vendita in cui è richiesta una maggiore attività cognitiva. Se invece vogliamo evocare un ricordo non possiamo fare a meno di utilizzare con criterio brani noti. Alcune statistiche tuttavia dimostrano come la concentrazione negli acquisti sia più alta quando in sottofondo è possibile ascoltare una melodia non famosa.

Cosa c’è da sapere

Ormai da diversi anni sono entrate nel panorama musicale italiano alcune società di collecting che offrono diversi generi musicali per l’intrattenimento all’interno degli store. Queste hanno degli accordi particolari su scala mondiale con autori musicali di vari generi, che hanno deciso di affidare le loro opere a tali collecting, o almeno una parte di esse. Attualmente in Italia le maggiori società di collecting presenti sono la Siae, che protegge il diritto degli autori, e la Scf che invece protegge i diritti legati alle case discografiche. A queste in tempi recenti se ne sono aggiunte altre due. Una è Soundreef Ltd, società costituita nel Regno Unito nel 2011, interamente controllata dalla Soundreef S.p.A. Soundreef Ltd autorizza organizzatori, imprese ed utilizzatori professionali a usufruire e diffondere musica, raccoglie e distribuisce compensi per conto di autori, editori, etichette discografiche e artisti.

L’altra è Jamendo, attraverso cui acquistare brani di ogni tipo da utilizzare per film, programmi televisivi, pubblicità, video online o come musica di sottofondo in spazi commerciali, a prezzi assolutamente accessibili, tutti i diritti inclusi. In questo modo gli artisti trovano una nuova fonte di guadagno e aumentano notevolmente la propria visibilità.

Differenze e costi

La prima differenza ha a che fare con il tipo di musica: Siae-Scf rappresentano la maggior parte degli autori-editori del panorama mondiale di quella che si può considerare musica famosa, cioè che ogni giorno ascoltiamo in radio, in tv o su altri canali. Jamendo e Soundreef rappresentano invece autori ed editori a noi meno noti.

La seconda sostanziale distinzione è legata al costo a cui il brand andrà incontro: l’opzione per la musica famosa può far lievitare il costo del servizio di radio in store dal 35% al 70% in più rispetto alla musica non famosa.

Ma prima di fare qualsiasi valutazione economica bisogna sempre tener conto dell’importanza della scelta musicale all’interno degli store. D’altronde in questo articolo abbiamo messo in evidenza il “potere delle note”. La musica nei negozi non è solo intrattenimento.

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